GLI INSONNI
Per gli insonni l’idea del risveglio non suona come una maledizione ma come una illuminazione.
Dello studio di Anna ho un ricordo che col tempo s’è elaborato in una visione. Si apre dopo un’ascesa, dopo una serata fredda lo si raggiunge, era febbraio, e dopo tempesta: l’ avrei scoperto solo alla fine, appena uscito. È il terzo studio di un artista visitato in vita mia. Una visione dicevo perché, ecco cosa vedo, intorno a lei, Anna, nera come il carbone, e selvatica, uno sboccio rigenerante di colori vivaci, mai tristi come la paletta di colori dei famosi pittori nordici, o gotici come quelli dell’Est. I colori versati nello studio di Anna sono squillanti come le trombe dell’Apocalisse, e, concedetemi, si può essere malaticci anche con colori vivaci: Vincent, racconta. Una persona sposata coi colori, vedevo, come l’autoritratto di Munch impalato nel suo atelier, dritto e ormai fantasma, per sempre, abbracciato dai suoi quadri isolati, soli tra se stessi, come se Munch fosse alle catene di gendarmi, i quadri gendarmi che ci fermano e inquietano nel profondo, come fossimo vittime di una colpa di kafkiana memoria. I quadri come gendarmi. O quadri come mummie, le stesse incontrate e ammirate nel lugubre e bellissimo spazio dei Cappuccini a Palermo. È una confusione di colori come fuochi sbocciati che mi si presenta dinanzi, scoppiettanti dal rumore simile a un ronzio dolce come di un debole carillon a manovella, colori assolutamente dolci, squisitamente dolci, e pertanto inquietanti, vedevo, generanti intorno a lei. Lei posata sui colori. Nel suo studio sospeso tra nuvole e abitato da animali, Still life, dove riuscivo a riconoscere i nostri cani, serpenti, teschi, vasi con fiori, maschere, maschere inquietanti, il suo nero si dissolve e intorno ogni cosa sembra affacciatasi nel reale da un altrove che chiamiamo sogno profondo. Eppure lì, lei e le sue opere, e io, eravamo svegli, gli occhi sgranati come reduci insonni sorpresi da tanto ingombro.
Lo studio di Mauro è bianco e ricciolo come i suoi capelli, e ispido come la sua barba. Biancone e ispido è il suo studio dove giungono gutturali i mostruosi versi di alcuni maialini maculati. È lassù, in alto, lo studio di Mauro, irraggiungibile ai più, è nascosto in alture gelate, seppur luminose. Nel suo studio prende verso la sua materia dei sogni, il suo magma neurale ha il colore azzurro dei corpi celesti, e alcune volte scivola e si fa gabbia, intrappola ogni cosa, compresi i pensieri. La pittura di Mauro è un flusso che lentamente investe le cose, fa delle cose e dell’aria materia pittorica. Una pittura espansa che viene da lontano, che sta nel profondo come lava che se ne sta nascosta, che cova, e quando sputa smuove tutto, agita lo spazio, lo inonda e copre. Ho incontrato la sua pittura giovanissimo io, su una pagina di un magazine d’epoca ricco di figurazioni. Sbriciolata di colore quella pagina mi fece impressione perché intuivo che quel colore impazzito era una copertura, una aggressione al reale che bollente spazzava quella pittura assai presente nei primi anni ottanta così mitologica e frantumata. Non conoscevo Mauro e immaginavo l’autore di quella pagina – strano a dirsi oggi coperti da così tante immagini – della stessa sostanza del quadro, un dettaglio era poi, composto di una moltitudine di colori, coriandoli, una cosmogonia il suo volto pensavo, volto a me ignoto. Se non fossi andato nel suo studio probabilmente lo immaginerei ancora così, se non avessi visto il suo volto sarebbe per sempre una galassia Mauro, il volto di Mauro, generatore di mondi vivi e morti. Mauro di oggi è espanso come quella galassia pittorica che tanto mi aveva impressionato, e ancora continua a sbocciare a rigenerare energia e trasmette una tensione difficile da comprendere e abbracciare ad un primo sguardo, con la mente, tanto è dilatato il suo universo. I multiversi di Anna e Mauro hanno qualcosa di mostruoso, perturbante direbbero le voci colte.
Anna è caduta dentro i sogni. Anche Mauro, e già da prima: Il suo sogno è oscuro e rosa, appena lo intravvidi pensai a Dati di Duchamp. Quello di Anna, diversamente, è rosso, ma forse anche blu, o verde o viola? Gli insonni sono quei pittori che dormono di sogni che scavalcano il diurno, sovvertono il reale e spalancano la visione su mondi impossibili e super reali. Sono, Gli insonni, i portentosi che schiamazzano in ogni tempo e spazio possibili, in ogni dove mentre i svegli, quelli che dormono, si muovono come sonnambuli.
Le opere esposte sono quattro, due di Anna e due di Mauro. Pensare alla installazione è stato facile, facile dopo aver sentito parlare Anna e mentre parlava vedevo le opere di Mauro. Le ho viste confondersi, abbracciarsi. Volevo anche entrare dentro le opere, spiegarle ma poi mi sono detto che sarebbero state inutili, le mie parole, mentre saranno i protagonisti, gli artisti a dire qualcosa, se si sveglieranno. O forse no, non sarà necessario. Le opere saranno lì presenti, spietate e spuntate fuori dalle tensioni dei sogni. A noi il compito di essere visti dalle opere, di entrare dentro i filamenti, e per i ringraziamenti.
Inoltre, soprattutto: Grazie sentito a Anna e Mauro per avermi concesso il lusso di ospitarmi nelle loro tane, e grazie a Davide per aver ospitato tutti.
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25 Aprile 2020