Francesco Lauretta
Ispica, 1964. vive a Firenze. Dopo studi tecnici, si trasferisce a Venezia e frequenta l’Accademia di Belle Arti nell’aula di Emilio Vedova. Si diploma nel 1989 si trasferisce a Torino nel 1991 dove conosce gli artisti dell’arte povera e inizia a realizzare opere installative. Comincia con l’ esporre opere bianche, sculture monumentali che rasentano il minimalismo, e olfattive. Utilizza petali di sapone che deposita su cassetti che destabilizzano elementi riconoscibili d’uso comune quali sofà, altari, porte, pareti, eccetera. Espone anche lettere e progetti simili a grandi cartoline su pergamene trasparenti. Nel 1992 incomincia a riflettere sulle possibilità della pittura, intorno al suo medium, e realizza la prova di un primo quadro che definisce “fotocoppia”: la copia fedele di una fotocopia, realizzata con colori ad acqua in bianconero, che riproduce lo scolabottiglie di Marcel Duchamp. Nel 2003, dopo un breve viaggio di ritorno in Sicilia si definisce pirandellianamente “pittore”, e da quel momento si approfondisce il tormentato rapporto con questo medium che lo conduce oggi a definirsi un “ingegnere” ponendo l’accento non tanto sulla semplice rappresentazione quanto sulla costruzione di un’immagine. Tra il 2003 e il 2011 espone in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e realizza alcuni video grotteschi, vere e proprie riflessioni sui luoghi comuni degli artisti, e sui rapporti marginali tra arte e territorio. Nel 2007 vince il Premio Agenore Fabbri e si trasferisce a Firenze. Nel 2010 inizia a scrivere alcune allegorie dal titolo “I racconti funesti” che spiegano l’opera della costruzione – un processo che da quel momento lo assorbe totalmente – col disegno (gli spolveri), con la pittura, con la scrittura, il video, e la performance. La richiesta per personali e collettive nel solo periodo 1981 – 2015 è arrivata da almeno 100 gallerie.
Date:
11 Maggio 2020